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Gli investimenti sulla cultura che fanno acqua da tutte le parti

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Henry Brougham, politico di origini scozzesi, in un discorso alla Camera dei Comuni datato 1828, affermò: «La cultura rende un popolo facile da guidare, ma difficile da trascinare; facile da governare, ma impossibile a ridursi in schiavitù». Mai dichiarazione fu più veritiera, anche a distanza di quasi 200 anni. Risulta però meno calzante logo mibactquando si discosta lo sguardo da questo aforisma e lo si raffronta con la condizione in cui versa la cultura in Italia.

Dalle pagine di questo giornale lanciammo un allarme già nell’ottobre dello scorso anno, raccontando le mani dei privati su settori importanti come musei ed aree archeologiche. Oggi aggiungiamo un altro “gradino” a questa storia.

I DATI SUL MIBACT. Ad alzare il faro sull’intero settore questa volta è Federculture (Federazione delle Aziende e degli Enti di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero). Nel suo 10° Rapporto Annuale 2014 , presentato alla stampa nel giugno 2014, va dritta al punto: «L’Italia è un Paese ad altissima concentrazione di beni culturali, storia e arte come dimostra, tra le altre cose, il fatto che possiede il più alto numero di beni iscritti nella Lista del Patrimonio Unesco, 50 siti pari al 5% del totale mondiale. Non c’è comune che non abbia un teatro, un museo o una biblioteca».

Nonostante però questa situazione invidiabile: «si registra da molti anni una costante riduzione dell’impegno pubblico nella cultura».

Lo stanziamento del Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) per il 2014 è stato di 1.595 milioni di euro. «Dal 2004 – aggiunge Federculture – quando superavano i 2 miliardi di euro, ad oggi le risorse destinate al Ministero sono state ridotte del 27,4%».

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«Nella legge di stabilità per il triennio 2014-2016  – si legge ancora nel documento – si prevede uno stanziamento medio pari a 1.527 milioni di euro, con un calo ulteriore del 3,14%. Dato che appare ancora più grave se si considera che dal 2013 al Ministero sono state affidate anche le competenze in tema di turismo, finanziate però con poche decine di milioni di euro. In controtendenza il Fondo Unico per lo Spettacolo rispetto al quale per il 2014 si prevede un incremento del 4,1%, da 389 a 405 milioni di euro. Guardando al trend di lungo periodo, del resto, si registra una variazione negativa del 19% rispetto al 2004».

A dar man forte, purtroppo, a questo panorama desolante arriva anche l’Espresso. Il 15 dicembre scorso, infatti, il settimanale diretto da Luigi Vicinanza scrive come, nonostante il Mibact abbia ricevuto quasi 1 miliardo e 600 milioni di stanziamenti: «il bilancio si è ugualmente chiuso con debiti per oltre 18 milioni».

Il ministro Franceschini

Il ministro Franceschini

Nell’articolo si scende poi nel dettaglio, evidenziando casi specifici: «Accade infatti che la direzione regionale dei Beni culturali abbia in Campania un buco di 228 mila euro, contro quello da 91mila della stessa struttura in Piemonte. E non è l’unico caso, visto che la direzione dell’Abruzzo ha debiti per oltre 223mila euro e quella del Veneto per appena 925. Senza contare che alla sola Biblioteca nazionale di Roma manca più di mezzo milione di euro».

I COMUNI E I PRIVATI. Non va meglio nelle amministrazioni locali: «Gli investimenti dei Comuni – viene sottolineato nel rapporto di Federculture – sono scesi, per la prima volta dopo quasi dieci anni, sotto i 2 miliardi di euro: 1.935 milioni di euro nel 2012 (ultimo anno rilevato), il 9,4% in meno sul 2011 e ben il 26% in meno rispetto al 2005 quando le risorse investite nella cultura dalle amministrazioni comunali erano pari a 2,6 miliardi di euro».

Si rileva inoltre: «una decisa contrazione in termini percentuali sui bilanci comunali di quanto investito per il finanziamento della cultura: si passa in media dal 3,1% del 2008 al 2,5% dei previsionali 2014. Altrettanto netto è il calo degli investimenti in cultura effettuati negli ultimi anni dalle Province pari nel 2012 160 milioni di euro, -25% sul 2011 e -42% rispetto al 2006. Complessivamente l’intervento pubblico nella cultura, nei diversi livelli analizzati (non è disponibile il dato relativo alle Regioni), negli ultimi dieci anni è diminuito di oltre 1,6 miliardi».

A questo punto si dirà: «tanto vale allora aggrapparsi ai privati, no? Chi ha più soldi da spendere lo faccia». Speranza vana secondo il dossier sopracitato, perché: «Gli investimenti dei privati (sponsorizzazioni, erogazioni liberali, investimenti delle fondazioni bancarie) nel settore culturale dall’inizio della crisi, 2008, ad oggi sono calati di circa 350 milioni di euro, vale a dire il 40% in meno».

E meno male che Renzi, nel 2012, sulla cultura si esprimeva così: «In dieci anni hanno tagliato il 30% dei fondi pubblici per la cultura. È Assurdo. Il governo non deve spendere meno, ma spendere meglio». Ah sì?

 

Per approfondire

 

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