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I derivati finanziari: due facce di una stessa medaglia

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Negli ultimi giorni, a seguito di un servizio della trasmissione Report che rivelava come i derivati in pancia allo Stato Italiano non facessero altro che drenare liquidità dalle sue casse, si è nuovamente fatto un gran parlare di derivati.

670_28_174200_0Non riteniamo interessante scrivere ulteriormente di cifre, ipotizzare responsabilità, fare dietrologia sulle ragioni di determinate scelte adottate dai nostri governanti.

Il web pullula di testate e blog che riprendono il servizio di Report, la relazione della Responsabile del Debito del Ministero Maria Cannata, snocciolando numeri ed avanzando ipotesi.

Per le cifre vi lasciamo liberi di curiosare in giro ed oltre quanto disponibile attraverso i collegamenti ipertestuali di cui sopra, vi proponiamo anche l’articolo di Bloomberg , da cui sono riprese le cifre che circolano e dal quale riteniamo opportuno estrapolare un capoverso che ci tornerà utile nel ragionamento che intendiamo proporre.

Più che di numeri, quindi, a noi piacerebbe cercare di rendere (con poche e semplici parole) un po’ più chiaro a lettori non tecnici cosa siano e come funzionino strumenti finanziari di questa tipologia. Ammesso che da tecnici se ne possa cogliere fino in fondo, sempre e comunque la struttura.

In fondo, dalla nascita di Wild Italy non abbiamo mai fatto mistero che per quanto possa essere nelle nostre possibilità proveremo anche ad offrire ai nostri lettori un’informazione efficace ed efficiente, che possa essere utile a capire meglio aspetti economici che spesso ci toccano più da vicino di quanto possa sembrare.

Il citato articolo mostra come i governi dell’area euro abbiano fatto ricorso negli anni ai contratti derivati. Quindi non chiediamoci il perché lo abbia fatto anche il nostro Governo, poiché sarebbe una opportuna consuetudine farci ricorso, se lo si facesse con oculatezza. E da qui inizia il nostro ragionamento. Perché spesso è il ricorso non appropriato che crea problemi nel sistema finanziario.

A proposito di Italia, Bloomberg scrive: “That is the opposite of the original purpose of the deals, which is to hedge against sudden changes in rates and excessive exchange-rate volatility”. Si evince come l’effetto dei derivati sia stato opposto rispetto allo scopo originario del contratto. E veniamo al dunque, cioè proprio a quello scopo originario del contratto cui si fa riferimento nella citazione che abbiamo fatto.

La parola chiave è hedge (copertura dei rischi finanziari rivenienti da oscillazioni dei tassi e della volatilità dei cambi).strumenti-derivati_650x250

Perché abbiamo ritenuto opportuno riportare il virgolettato? Perché la citazione rappresenta l’utilità del contratto derivato. Lo scopo del derivato, ribadiamo, è quello di realizzare “la copertura e la gestione di specifiche fonti di rischio” (Umberto Cherubini).

Ma facciamo un passo indietro. Si definisce derivato un contratto finanziario il cui valore dipende dall’evoluzione del prezzo di un altro titolo rischioso che viene chiamato sottostante. Proprio in questo senso lo definiamo “derivato”.

La relazione che lega l’evoluzione del valore del derivato all’evoluzione del valore del suo sottostante è contrattualmente definita e rappresentata da una più o meno complessa formula matematica chiamata tecnicamente “funzione di pay-off”. Le caratteristiche della funzione di pay-off contribuiscono a dar vita ad una molteplicità di contratti differenti a seconda che il valore del derivato sia subordinato a determinati eventi che si possono verificare (o non verificare) a scadenze predefinite od in un arco temporale prestabilito. Le innumerevoli variabili (combinazioni di eventi e tempi) che possono dare origine ad una funzione di pay-off, rendono difficilmente classificabili in maniera dettagliata tutti gli strumenti derivati in circolazione, pur non tenendo conto del fatto che l’ingegneria finanziaria continua costantemente a sviluppare prodotti di siffatta tipologia.

Esulando dalla tipologia di contratti derivati legati al debito pubblico italiano, proviamo a fare un esempio che ritengo più utile e che forse, fino a questo momento, in tanti non hanno minimamente pensato possa riguardarli direttamente.

A cosa mi riferisco? E’ presto detto. Quanti di voi hanno stipulato un mutuo per l’acquisto di un immobile? Bene.

Di certo vi sarà stato proposto, o avrete contratto, un mutuo, a tasso variabile che magari vi garantisce anche la possibilità di passare ad un tasso fisso prestabilito in caso di aumento dei tassi o, perché no, di continuare a pagare le vostre rate indicizzate ad un tasso variabile che non supererà mai un certo tetto.

Ecco, appunto. Tetto vuol dire che siamo in presenza di un tipico derivato. Ebbene sì, in entrambe le ipotesi menzionate, il vostro semplice mutuo rappresenta un prodotto di finanza strutturata, cioè un contratto finanziario composto di due contratti differenti: al mutuo tradizionale si aggiunge un derivato. Si tratta di tipici e semplici borsa (archivio)prodotti di finanza strutturata che nascono dalla combinazione di prodotti finanziari semplici di debito (o capitale) con strumenti derivati.

Che cosa abbiamo ottenuto? Semplice. Vi ricordate la finalità del derivato? In questo caso il derivato servirà a proteggere le vostre finanze da rialzi dei tassi superiori al tetto prestabilito o vi permetterà di passare ad un tasso fisso che avrete pattuito alla stipula del contratto.

Provate a pensare. Mai nessuno vi ha prospettato tra i prodotti di mutuo disponibili (presso la vostra banca) un mutuo con Cap, o un mutuo con Switch? Certamente sì.

Proviamo ad aggiungere un passaggio in più al ragionamento. Nel mutuo con Cap o con Switch al finanziamento puro (mutuo con rimborso rateale) è associata una Opzione (di tipo call con Prezzo di esercizio/strike uguale al valore del Cap), cioè un contratto derivato di tipo non lineare, il cui sottostante è il tasso di interesse. Quando il tasso di interesse supera il valore del Cap chi ha acquistato l’opzione trae beneficio proprio da questo aumento. L’Opzione, in questo caso, protegge chi ha contratto il mutuo come una sorta di assicurazione contro il rialzo del tasso di interesse.

 

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Logica conseguenza del ragionamento è che l’Opzione essendo un contratto che vi tutela da un rischio, è uno strumento finanziario che siete voi a pagare. Per cui nel mutuo che state contraendo, riservandovi la possibilità di non subire un aumento delle rate difficile da sostenere, è incluso il costo (premio) del derivato. Un mutuo a tasso variabile puro, senza cap o switch, avrà un costo per voi inferiore ma vi lascerà esposti alle oscillazioni dei tassi di interesse.

L’obiettivo dei governi citati nell’articolo di Bloomberg (come lo stesso dice) è, semplificando al massimo, il medesimo descritto sopra: proteggere il debito.

Attenzione, dunque, a parlare dei tanto vituperati derivati, come qualcosa di diabolicamente pericoloso, poiché hanno la loro utilità. Semmai di diabolico c’è l’utilizzo speculativo che spesso se ne vuole fare.

 

 **In figura, Importo Rata Mutuo: quando il tasso di interesse (contrattualizzato per il mutuo), tocca il Cap, quel valore di tasso di interesse è utilizzato (semplifichiamo il ragionamento, poichè non è esattamente così) per la determinazione della rata del mutuo.

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